Pensione di anzianità: Cos’è ?
La Pensione di anzianità è una prestazione previdenziale che spetta (spettava) ai lavoratori che abbiano raggiunto una determinata “quota“. La quota è il numero che si ottiene sommando l’età anagrafica e quella contributiva.
A partire dal 2012 la riforma Fornero (Dl 201/2011) ha eliminato la pensione di anzianità come prestazione previdenziale.
Pensione di anzianità: Quota 96
Fino al 31 dicembre 2012 grazie ad alcune deroghe alla riforma Fornero (Dl 201/2011) è ancora possibile andare in pensione usando la strada della pensione di anzianità. I lavoratori dipendenti possono andare in pensione grazie alla pensione di anzianità se hanno almeno 60 anni di età e al raggiungimento di quota 96 (per esempio 60 anni di età e 36 di contributi, oppure 62 anni di età e 34 di contributi). Dal 2013 e sino al 2015 scatta infatti la quota 97,3 con un minimo di ben 61 anni e 3 mesi di età.
Il 35 anni di contributi che costituiscono il requisito minimo contributivo si devono raggiungiere escludendo la contribuzione figurativa per disoccupazione ordinaria e malattia.
Cosa è rimasto ancora in vigore della vecchia Pensione di anzianità ?
La pensione di anzianità continua ad avere effetto nei confronti dei cosiddetti esodati per i quali rimarranno in vigore le regole vigenti al 31/12/2011 anche dopo il 1° Gennaio 2012, anno in cui è entrata in vigore la Riforma Fornero. In generale continueranno a beneficiare della normativa relativa alla pensione di anzianità i lavoratori “salvaguardati“. Di seguito le regole per questa tipologia di lavoratori.
Le regole generali per la pensione di anzianità dal 2012 in poi
I lavoratori dipendenti (uomini e donne, settore pubblico e privato) possono andare in pensione grazie alla pensione di anzianità se hanno almeno 60 anni di età e 35 anni di contributi (quota 96)
Dal primo gennaio 2013, è necessario raggiungere quota 97,3, con un’età minima di 61 anni e 3 mesi ed almeno 35 di contributi. L’età della pensione di anzianità continuerà a crescere in quanto è legata alla speranze di vita (Riforma Fornero), valutata dall’Istat.
Nel caso dei lavoratori autonomi le quote sono più alte, in particolare l’età minima è più alta di un anno rispetto all’età minima dei lavoratori dipendenti. Ad esempio un lavoratore autonomo può andare in pensione dal 2013 al 2015 se in questo arco di tempo matura i seguenti requisiti: 62 anni e 3 mesi e 35 anni di contributi (quota 98,3), potrà andare in pensione dal 2016 al 2018 se in questo arco di tempo matura i seguenti requisiti: 62 anni e 7 mesi e 35 anni di contributi (quota 98,7).
Rimane ancora in vigore l’alternativa alle quote della pensione di anzianità legata agli anni di contribuzione. E’ possibile indipendentemente dall’età anagrafica, uscire dal mondo del lavoro grazie alla pensione di anzianità se si hanno 40 anni di contributi (2080 settimane). Per questa categoria di soggetti è necessario il solo requisito contributivo.